giovedì 11 novembre 2010

LA RIVOLUZIONE CULTURALE DELL'ECONOMIA ITALIANA

Ha ragione Marchionne, ha ragione la Marcegaglia, ha ragione la CGIL... Hanno tutti ragione, poiche' fare quadrare questo cerchio, tra sviluppo economico, benessere sociale, competivita' e diritti sul lavoro e' davvero impresa non da poco. Ed e' per questo che urge un cambiamento radicale di mentalita'.  Tema impegnativo, che affrontero' in piu' tappe, ma il principio fondamentale e' investire sulle cose in cui siamo bravi, che abbiamo in quantita' e che abbiamo solo noi. Mi dico...e' davvero utile ostinarsi a fare concorrenza alle aree che producono lavoro a costi cosi' inferiori? E' davvero utile competere coi cinesi, gli indiani, i romeni, i serbi, per produrre materiale industriale che loro producono  a molto meno? No, non lo e', ovviamente non lo e'. Potesssimo fare solo quello, uno dice, vabbeh, allora facciamo solo quello, ma visto che l'italia dispone del patrimonio artistico, quello che rimarra' di esso, piu' ricco al mondo, visto che l'Italia e' ricca di professionalita' uniche, di competenze uniche ( si va dalla produzione della seta nel comasco, a quella del parmigiano reggiano, si va dai rubinetti della val brembana alle orificierie, tutti settori dimenticati dal Governo e inesorabilmente in crisi) e di un ambiente che da solo, se ben sfruttato ci garantirebbe autonomia energetica a impatto ambientale vicino allo zero, mi chiedo e propongo.
Mantenere in vita le aziende che producono materiale unico, di qualita', o specializzato,  o di grande valore artigianale, privilegiare coloro che vogliono rivitalizzare le professioni artigianali del passato, trasformare l'Italia da un presunto sistema industriale, infettato e reso poco produttivo dalla politica oltre che dal sistema globale, ad un sistema basato sul turismo, sullo sfruttamento del territorio, sulla promozione di un paese che potrebbe tranquillamente diventare un enorme museo a cielo aperto, trasformando il turismo, anche ambientale, ecologico, culturale, enogastronomico, nella prima risorsa.  Con un indubbio beneficio per la qualita' della vita dei cittadini, sia in termini economici che ambientali.  E, ribadisco, le nostre campagne, i nostri prodotti tipici, figli del nostro sole, della nostra terra, della nostra acqua, sono una risorsa unica al mondo. Stupido competere coi produttori di soia...o quelli di riso di bassa qualita'...o con coloro che modificano geneticamente i loro prodotti. Trasformiamoci nel paese verde. Abbiamo le nostre eccellenze, dai pomodori di san marzano, alle lenticchie umbre ...sfruttiamole, incentiviamo la produzione del made in Italy di qualita'. Le lenticchie, ad esempio, fate un salto al supermercato..guardate da dove arrivano: Canada, Nord America...ma vi pare possibile?? Io mi incazzo.
Poi e' necessario investire sulle energie pulite, delle cui fonti, vento, correnti, sole, pioggia, siamo dotati in abbondanza e sullo sfruttamento razionale e di diritto di quelle naturali direttamente destinate ai cittadini. Penso a quei paesi dove l'acqua scorre nei rubinetti una o  due volte alla settimana, specialmente al Sud.  Tutto questo unito a una politica di rinnovamento e di modernizzazione. Faccio un esempio. La fiat nn funziona piu'? Non produce piu' veicoli competitivi? Mette la gente in cassa integrazione? Bene, lo stato interviene, ma non con finanziamenti buttati nel calderone, ma acquistando,  parte dell'azienda e trasformandola, anche affidandola a manager di riconosciuta esperienza internazionale
Ah, nel mio paese non ci sono operai, siamo tutti, chi grande, chi medio, chi piccolo, imprenditori Solo cosi' si puo' risolvere, a mio modo di vedere, il conflitto tra il 'patronato' e le 'maestranze'. Come chiedere a un operaio di lavorare di piu' guadagnando meno? Perche' allora non coinvolgerlo? Certo, lavori di piu', ma guadagnerai di piu', prendendo parte alla divisione dei profitti, che, sempre nel mio stato,  andranno suddivisi in modo ragionevole. Fissero' un tetto per lo stipendio e i bonus dei manager, cosi' come fatto da Obama recentemente.
Concludo:  il profitto e' una cosa ottima, l'extra profitto, in un'economia dove non esiste pasto gratis, decisamente no, perche' se uno mangia due polli, l'altro non ne mangia nemmeno uno. E un uomo digiuno e' un uomo incazzato, un uomo pericoloso, un uomo disperato, un uomo che finisce per non temere la legge, oltre che non condividerla. Il che diventa un problema anche per l'uomo sazio.  Siate lungimiranti.... 

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