sabato 6 novembre 2010

la prima battaglia.... Medicinali al dettaglio

Sono a Cuba, entro in una farmacia. Ho un taglio al dito, roba di poco conto, un cerotto bastera'. La farmacia di legno, i vasi di vetro, il profumo della bellezza di cio' che non cambia. Arriva il mio turno, chiedo una scatola di cerotti alla farmacista, bella e solare. Mi chiede che cosa mi sono fatto, le mostro il dito, con l'imbarazzo di chi sa che e' una stupidata.  Sorride, si gira, apre un cassetto dall'enorme mobile, mi porge due cerotti. La guardo, senza capire. Le chiedo: "Perche' solo due cerotti?". Lei mi illumina: "Perche', quanti te ne servono?". Uno, forse, proprio essendo particolarmente attenti, due.
Capito? Dunque propongo che i medicinali possano e debbano essere venduti anche al dettaglio.
Ho mal di testa, entro in farmacia, il dottore mi visita, e devo essere libero di poter acquistare anche una sola pasticchetta.  I vantaggi? Enormi per tutti,  fate un giro nel vostro armadietto dei medicinali, guardate quanta roba scaduta ci troverete, o quanta roba che mai userete o quanta roba che nemmeno sapete piu' che cosa e' .... Il vantaggio in termini economici e' enorme, immaginate quanto potrebbe risparmiare lo stato. Il vantaggio per la salute: dovrebbe diminuire la tendenza ad abusare dei farmaci. Il vantaggio in termini di risparmio per i cittadini. Senza considerare quello per l'ambiente, derivato da una migliore produzione, da una quantita' di rifiuti notevolmente inferiore. A perderci, forse, sarebbero le case farmaceutiche, ma visto i loro bilanci, in grande attivo, credo si potrebbe tranquillamente intendere come una giusta e armoniosa ridistribuzione del reddito. Loro perdono qualche extraprofitto, tutti gli altri guadagnano soldi e salute. E nel mio stato ideale il bene comune vale qualche sacrificio....

Propongo inoltre, che i prezzi dei medicinali abbiamo uno standard europeo: certe differenze tra stati dell'Unione Europea sono intollerabili e non certo motivate da logiche di mercato. Quindi, per capirci, se una scatola di aspirina costa 3 euro in francia, deve costare 3 euro anche in Italia. Se il produttore del medicinale si rifiuta di normalizzare i prezzi, beh, lo stato, attivo, capace e imprenditore, iniziera' a produrre quello stesso medicinale. Utilizzando, se quella casa farmaceutica in particolare ha sede o laboratori o fabbriche in Italia, le strutture della stessa.  E' ora di farci sentire, direi, no?  A presto...con tante altre idee..un passo alla volta.

2 commenti:

  1. Questa la sottoscrivo e aggiungo che non siamo tutti medici. Ingeriamo cose senza avere coscienza degli effetti collaterali. Dico: alla base ci deve essere conoscienza di quello che si assume, sapere cio' di cui si ha realmente bisogno e non abusarne, quindi se oltre a pensare al vantaggio per le casse dello stato si inizia a pensare alla propria salute (che non significa mandare giu' tutto quello che i medici dicono), sarebbe gia' un piccolo passo... anche verso i punti elencati nel post sopra. Il ricordo arriva da mio nonno, che ha fatto la dialisi per 18 anni. Gli ultimi anni aveva tante di quelle pastiglie da prendere con mille indicazioni diverse che subire qualche effetto collaterale era diventato inevitabile, ma lui era un dritto e le piantava nella terra delle piantine in balcone, le piante morivano e lui nel dubbio buttava via le medicine.

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  2. Concordo, viva il metodo del nonno! Senza parlare delle malattie inventate, delle soglie abbassate, delle nuove patologie ad hoc per l'uomo e la donna della nostra societa'. C'e' una pillola anche per ogni sensazione naturale, di solito per sopirla... Il risultato e' sotto gli occhi di tutti.... E si', mi sa che dovremmo iniziare una bella raccolta firme, per fare passare un progetto di legge....certo, e' molto lento cosi', ma vediamo cosa ne esce... a presto

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